La Provincia autonoma di Trento ha elaborato un nuovo testo per regolamentare la valutazione d’impatto ambientale (VIA), che dovrebbe recepire la Direttiva europea e il Codice statale.
Il disegno di legge 392, redatto in modo confuso e oscuro, è purtroppo insoddisfacente in alcuni punti fondamentali. In particolare per la partecipazione, che la Direttiva ha reso non solo obbligatoria, ma prevede sia “precoce”, abbia accesso alla documentazione completa e intervenga quando tutte le opzioni sono ancora aperte. Nella Provincia di Trento non sarà così. Al contrario: avremo una partecipazione tardiva, disinformata e a “progetto compiuto”. Ecco perché.
La nuova legge offre due possibilità a chi deve sottoporre un progetto a valutazione d’impatto ambientale.
a) Elaborare un progetto definitivo, con il relativo studio d’impatto ambientale, e sottoporlo alla valutazione del Servizio valutazione ambientale e alla pubblica discussione. In tal modo s’investono notevoli risorse per formulare una proposta dettagliata, con il rischio (se non la certezza) di doverla sottoporre a ulteriori costose modifiche, che potrebbero spingersi alla revisione dell’intero progetto.
b) Elaborare un progetto preliminare, con uno studio preliminare d’impatto ambientale, e chiedere una consultazione con il Servizio valutazione ambientale, che si “pronuncia sugli elementi essenziali”, “esamina le principali alternative”, “può richiedere pareri e valutazioni tecniche alle strutture provinciali e alle amministrazioni interessate ed eventualmente convocare una conferenza di servizi”. Tutto questo senza che il pubblico abbia potuto accedere al progetto ed esprimere le sue opinioni. Concordata con la pubblica amministrazione la soluzione “giusta”, il proponente elabora il progetto definitivo e lo studio ambientale previsti al punto a).
Ciò produrrà alcune prevedibili conseguenze. La prima, è che tutti i proponenti sceglieranno la consultazione “facoltativa” prevista in b) per ridurre i rischi impliciti nella procedura a). La seconda è che le scelte progettuali fondamentali si compiranno nella procedura b), che avviene all’oscuro, senza informazione e partecipazione pubblica. La terza conseguenza è che il progetto definitivo presentato per la VIA sarà praticamente indiscutibile e immodificabile, essendo state scartate le ipotesi alternative e concertato il parere di tutte le strutture amministrative. A quel punto, a che serve la partecipazione, che prevede addirittura “pubbliche assemblee”? Cosa rimane da discutere? Le eventuali “mitigazioni”?
Questo processo di valutazione in due fasi non contribuisce certo a sveltire l’iter burocratico. Raggiunge invece un altro obiettivo: ridurre la partecipazione imposta dalla Direttiva a una funzione meramente ornamentale. Si spera che nel dibattito in aula, il Consiglio provinciale voglia porre rimedio a questa evidente distorsione dei principi europei.
Convocata dalla Commissione legislativa competente il 29 luglio 2013, la sezione trentina d’Italia Nostra ha consegnato le osservazioni che si trovano nel file allegato.