Riutilizzo del carcere austroungarico nel progetto di restauro del Palazzo di Giustizia di Trento

Finalmente, come anticipato dalla stampa locale di fine anno, sembra vicino il restauro del Palazzo di Giustizia di Trento, mantenendo i valori costruttivi e architettonici delle antiche carceri austroungariche.

La sezione trentina di Italia Nostra rivendica di aver condotto, assieme al FAI di Trento, alla soluzione attualmente proposta.

Vale la pena ripercorrere la storia.

Nel 2007 il Concorso per il Nuovo Polo Giudiziario proclamò vincitore il progetto di un professore di Milano, che prevedeva un edificio completamente nuovo, assieme alla demolizione totale del carcere austroungarico.

Italia Nostra venne sollecitata da alcuni professionisti che avevano partecipato al concorso e che avevano compreso il valore dell’antico edificio.

Veniva allora richiesta la possibilità di accedere alle vecchie carceri per poterne valutare le caratteristiche ed il valore e per poter individuare le motivazioni contrarie all’abbattimento.

Dopo vari tentativi il permesso venne concesso e subito si incontrò la collaborazione del vecchio Direttore che amava ed apprezzava il vecchio edificio e che quindi era molto dispiaciuto della sua prevista demolizione.

Anche noi già nelle prime visite si rimaneva stupiti per la forza e l’armonia del manufatto.

L’allora presidente dell’Associazione così riportava le impressioni, le valutazioni ed il valore del fabbricato che si intendeva purtroppo demolire:

“Si tratta di una costruzione di impianto molto potente, interamente costruita in pietra di Trento, con pianta a tridente, accostata al lato est del Tribunale. Estesa su tre piani utili, più un piano interrato. Percorrendo i lunghi corridoi e visitando vari vani che su questi si affacciano, si rimane impressionati dalla forza degli elementi murari e dalla maestria costruttiva: murature di grosso spessore, soffitti a volta, rinforzati da arconi, pavimenti in lastroni di pietra trentina, pilastroni in pietra. Notevole il corpo centrale sul quale si affacciano due ordini di celle su ciascun lato con ballatoi in pietra di grosso spessore sorretti da potenti mensole in pietra, ben illuminato da alcuni lucernari zenitali e da un ampio finestrone sul lato ovest”.

Quanto dichiarato, assieme alla appassionata conoscenza storica dello sviluppo urbanistico di questa zona della città, portò la allora Presidente dell’Associazione FAI di Trento ad unirsi ad Italia Nostra nella lotta per la salvaguardia dello storico, pregevole edificio e di conseguenza all’annullamento del Concorso.

Convinti allora che distruggere il complesso delle antiche carceri fosse un delitto culturale ed un insulto alla storia della città, Italia Nostra, assieme al FAI, si impegnarono per molti anni contro l’Amministrazione provinciale, contro la proprietà del Demanio dello stato, contro la categoria dei tecnici che avevano ritenuto il complesso delle carceri privo di interesse storico-artistico.

La lotta fu lunga e molto impegnativa, anche affrontando costosi ricorsi giuridici, e portò con motivazioni anche economiche al ritiro del progetto distruttivo voluto dalla Giunta Dellai.

Sembra ora che finalmente sia stata apprezzata, come a suo tempo facemmo noi, l’architettura e la tecnica costruttiva delle antiche carceri.

In considerazione, infine, dell’indagine critica e del lavoro svolto per salvare l’antico edificio, sarebbe dovuta ad Italia Nostra la possibilità di prendere visione del progetto esecutivo, in tempo utile, per uno scambio di opinioni e per proporre eventuali modifiche migliorative.

Ciò si ritiene sia dovuto perché l’azione di Italia Nostra e del FAI sicuramente ha portato al ripensamento del costoso e distruttivo progetto vincitore del Concorso.

Trento, 15 gennaio 2025

Italia Nostra sezione trentina

Il Consiglio direttivo

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