Telve. Mania demolitoria

Sul tema della demolizione del patrimonio storico il Comune di Telve si mostra recidivo. Qualche anno fa, infatti, è stato demolito e ricostruito come sede di ambulatori un edificio in piazza Maggiore,  nei giorni scorsi è stata deliberata la demolizione dell’ex municipio ed inoltre è già in programma un ulteriore abbattimento: quello di Casa Sartorelli, una residenza di metà 1800, in pieno centro storico. La finalità di queste ultime demolizioni è quella di realizzare nuovi parcheggi, cioè spazi vuoti, smagliature, buchi urbani dove precedentemente sorgevano parti costruite di paese, edifici che rivestono una particolare doppia importanza: come testimonianza specifica della storia che li ha originati e come imprescindibile rilevanza in quanto elementi di un impianto urbano che qualifica il nostro territorio.

In tale contesto non è ammissibile la giustificazione che un edificio non ha niente di storico e di tutelato, che spesso si sente ripetere quando lo si condanna alla demolizione.La prima affermazione si contraddice automaticamente: se l’edificio non è contemporaneo o moderno, esso è storico. Sulla seconda c’è da rilevare che l’accezione “non tutelato” viene proposta spesso con riferimento alla mancanza di vincolo storico-architettonico di competenza della Soprintendenza, che implica un intervento di restauro regolamentato dal Codice dei Beni culturali e del paesaggio. Ma non è detto che per essere rispettato un manufatto debba essere unicamente soggetto a tale riconoscimento, in quanto la disciplina urbanistica prevede una serie intermedia di gradi di tutela definiti dai Piani degli insediamenti storici, che promuovono la protezione, conservazione, riqualificazione anche del patrimonio minore, con le categorie d’intervento di risanamento conservativo o di ristrutturazione. Solo recentemente è stata introdotta la possibilità demolitoria nella categoria della ristrutturazione, ma tale eccezione presenta forti criticità che contrastano con lo spirito delle norme nazionali e provinciali sul recupero e la valorizzazione del patrimonio edilizio storico.

Inoltre, la LP 15/2015 (Legge provinciale per il Governo del territorio) all’art. 18 afferma che “al fine di contenere nuovi consumi del suolo, nella realizzazione di edifici da destinare a finalità di pubblica utilità, gli enti locali promuovono l’utilizzo del patrimonio edilizio esistente e, in particolare, di aree ed edifici degradati o dismessi” e all’art. 25 bis introduce una serie di incentivi per la Valorizzazione del patrimonio immobiliare pubblico.

Un fenomeno che ultimamente si rileva sempre più frequentemente è l’atteggiamento di incuria, sia degli aspetti culturali soprariportati, sia della pratica manutentoria dei beni storici di proprietà pubblica che ogni amministrazione dovrebbe invece garantire, al fine di non depauperare il valore dei propri beni, che costituiscono patrimonio dei cittadini.

Tegole rotte, infiltrazioni d’acqua, serramenti aperti, dimostrano una prolungata mancanza del benché minimo intervento: si lascia colpevolmente avanzare lo stato di abbandono, per poi dichiarare che non si trovano i fondi per un intervento conservativo, che invece dovrebbe essere garantito per rispetto del bene pubblico e della cittadinanza.

Vogliamo sollecitare l’amministrazione comunale e gli abitanti di Telve a ripensare tali interventi, a valutare che le azioni compiute ora comporteranno una perdita del valore e dell’autenticità di questo paese, e che alla perdita del patrimonio materiale, si accompagna anche quella del patrimonio immateriale che i centri storici ci tramandano: la testimonianza di una civiltà, la consapevolezza della nostra storia, dei princìpi, dei valori che sono stati alla base di ogni azione umana avvenuta su questo territorio.

Italia Nostra sezione trentina

Il consiglio direttivo

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *